E anche quest’anno é andata. Non ho nessun problema ad affermare che il Travellers Camp nel giro di tre edizioni è diventato un punto di riferimento nel variegato mondo italiano dei viaggi in moto. Checché ne possano pensare eventuali detrattori Donato Nicoletti è riuscito a mettere insieme non solo un bell’evento in cui si incontrano viaggiatori a corta, media e lunga distanza ma anche, e soprattutto, un vero meeting sulla Cultura del Viaggio in Moto.
Serve davvero un Meeting sulla Cultura del Viaggio in Moto?
Bisogna dire che per lungo tempo l’Italia non ha avuto una grande tradizione del Viaggio: sebbene la versione ufficiale ci definisca un Popolo di Navigatori e Poeti, in realtà basta fare un giro subito fuori dalle mete turistiche per accorgersi del piccolo numero di motoviaggiatori italofoni a confronto dei rappresentanti anglosassoni, tanto per citarne alcuni. Negli ultimi anni è però cresciuto il numero di gente che allunga la gittata del suo curiosare e lo fa per i motivi e con le finalità più disparate. Nel tempo si è venuto a creare un dibattito acceso su diversi temi: quale la moto giusta, quale il modo corretto di viaggiare, cosa distingua il turismo dall’avventura. Dibattito spesso inutile, mi tocca dire, visto che ognuno è un po’ libero di fare come cazzo gli pare. Quando tante persone parlano dello stesso argomento, la cosa migliore è incontrarsi di persona e scambiare informazioni, pareri ed esperienze. Il Travellers Camp è nato per questo: permettere lo scambio di esperienze tra viaggiatori esperti e aspiranti tali in modo da superare luoghi comuni e preconcetti che spesso impediscono ai neofiti di partire o di spingersi più in la, oltre a fornire un idea delle questioni burocratiche e tecniche del viaggio su lunga distanza.
Travellers Camp. La Cultura del Viaggio in Moto per tutti
L’evento nasce, sulla falsariga di quelli organizzati da Horizons Unlimited, come un happening orizzontale e senza gerarchie: per tre giorni si occupa una location immersa nella natura, si mangia tutti insieme, chi vuole pianta una tenda altrimenti prenota un letto in camerata. La convivialità è il punto di forza di quest’evento in cui si incontrano persone unite dalla stessa passione espressa nelle modalità più varie. Per capire quanto si stia bene all’ecovillaggio di Granara basta guardarsi intorno. Si sta lì per incontrarsi ma anche per ascoltare le storie di chi ha fatto esperienze di viaggio e possano, con il loro contributo, mettere un tassello in più nel racconto del Mondo e del concetto di Viaggio. La linea seguita da Donato Nicoletti e Alessandro Forni, il quale dall’anno scorso dà un contributo prezioso in termini operativi, è dare spazio alle diverse filosofie del viaggio in moto purché rifuggano dall’autocelebrazione, nella consapevolezza che termini come eroe e impresa nulla hanno a che a fare con la conoscenza del mondo, almeno ai nostri giorni.
Travellers Camp. Gli ospiti dell’edizione 2016
Se esistono tanti modi e motivi per viaggiare, esistono altrettanti tipi di viaggiatori. E può capitare che viaggi magari simili vengano fatti e raccontati da persone diverse in modi opposti. Il primo a salire sul palco del tendone da circo, più che adeguato alla situazione, è Rosario Sala che ci racconta del suo viaggio da Trento a Città del Capo insieme a un gruppo di amici nel 2015. Due i temi di fondo della sua esperienza: il Viaggio come occasione e veicolo di solidarietà a favore di realtà svantaggiate e la necessità di una programmazione meticolosa a causa del poco tempo a disposizione. Riguardo al primo tema Rosario ha presentato il libro prodotto collettivamente dai partecipanti alla spedizione con lo scopo di finanziare strutture come pozzi e scuole in Africa. La programmazione meticolosa, se a qualcuno può far storcere il naso, per molti diventa una necessità legata ai pochi giorni di ferie. Rosario ha ben spiegato come, per quanto necessaria, una buona programmazione non è garanzia di riuscita del viaggio: bisogna avere la capacità e la predisposizione a cambiare programmi in corso d’opera, soprattutto quando si attraversano territori politicamente instabili come l’Africa e il Medio Oriente. Molto importante la raccomandazione di avere referenti locali lungo il percorso che possano dare aggiornamenti sulla situazione.
Marco Giurin ha raccontato la sua esperienza in Vespa PX125 dal Veneto fino a Nordkapp. Abbiamo tutti apprezzato la spontaneità e la schiettezza del suo racconto di un viaggio su due ruote e sacco a pelo, senza fronzoli. Giurin ci ha portati con lui fino al punto più settentrionale d’Europa senza spararsi pose da avventuriero, raccontandolo quasi come fosse una gitarella fuori porta un po’ più lunga e sotto la pioggia. Un viaggio patrocinato dalla Fondazione Marco Simoncelli alla quale andrà il ricavato della vendita del libro scritto da Giurin al ritorno.
Di libri, almeno finora, non ne ha scritti Marta Brambilla che racconta del suo viaggio di un anno in una strana triangolazione tra Scandinavia, Siberia e Giappone. Ho avuto l’onore di scrivere un suo ritratto uscito su Motociclismo qualche mese fa e mi ha fatto piacere ritrovarla sul palco di quest’evento a raccontare delle sue tribolazioni, interiori prima che materiali, che come una catarsi l’hanno portata a vivere appieno un’esperienza così forte e importante, perché dimostra appieno che non è il veicolo a fare il viaggio ma, anzi, a volte è meglio liberarsene per essere davvero padroni del proprio tempo e spazio. Un esperienza vissuta su più livelli di emotività e consapevolezza che non può non essere raccontata.
L’argomento Charity ritorna con la strana coppia Veneziani & Virardi, che si presenta sul palco in tenuta da motociclista duro e puro: scalzi e in bermuda raccontano del loro Himalaya Express, fatto per conto della Onlus Tavolo 8 di Milano, di cui sono soci. Un riassunto dei video girati in viaggio da Dehli fino al ghiacciaio Gangotri passando per la Manali-Leh e la Spiti Valley per raggiungere la sede dell’associazione La Cosa Giusta fondata da Giuseppe Cederna, l’attore del celebre Marrakech Express di Salvatores, da cui il nome del viaggio. L’associazione ha lo scopo di istruire le ragazze del villaggio himalayano al fine di farle diventare operatrici sanitarie e infermiere in modo tale da migliorare le condizioni generali di salute e ridurre la mortalità infantile. Sul perché legare un viaggio alla beneficenza, Davide Virardi ci tiene a precisare che il viaggio serve a promuovere e dare visibilità all’associazione e non per portare soldi: per quello basta un bonifico. Più prosaicamente, Francesco Veneziani aggiunge che così nessuno a casa può rompere i coglioni se stai in giro tre settimane: è per beneficenza! Decisamente due simpatici scombinati.
La Palma d’Oro del situazionismo e della sfida alla sorte spetta a pieno titolo a Pietro Porro e Andrea Martino, i due incoscienti di Nessuno ferma le Stelle, arrivati a Granara col serbatoio a secco a presentare il loro viaggio da Milano a Saigon in sella a due LML Star, le Vespa indiane, che dovrebbe iniziare a Luglio 2016. Dovrebbe, perché da pochi giorni a uno dei due è stata sospesa la patente per un’infrazione e le patenti internazionali non sono ancora pronte, così come i visti. Detta così, e a vederli battibeccare spesso su molte questioni, uno non gli darebbe due lire. In realtà la loro forza sta proprio nell’incoscienza che, insieme alla spontaneità e alla capacità di immergersi nelle situazioni, li farà arrivare lontano. Non escludo che quando, senza rendersene assolutamente conto, si troveranno a cena dal cugino di Bin Laden ne verranno fuori iniziando a suonare e cantare. Secondo me ci faranno divertire non poco: gli applausi e le risate al loro intervento si sentivano fin da lontano.
Poi ci siamo stati noi, Totò e Peppina, che chi legge questo blog conosce bene. Se vi state chiedendo com’è andata vi dico che non siamo contenti della nostra esposizione. Abbiamo iniziato bene e per la prima parte la gente si è divertita e ha seguito con interesse, ma l’attenzione è poi scemata pian piano. Certo, farsi ascoltare per due ore dopo cena non è facile soprattutto dopo una giornata così, ma avremmo dovuto prepararci meglio ed essere più stringati. Era la prima volta che parlavamo in pubblico di questo viaggio e non abbiamo valutato il fatto che non si puó condensare un anno così incasinato in un tempo ragionevole. E vabbò, nessuno nasce imparato: servirà sicuramente per le prossime volte. Intanto ne approfitto per chiedere scusa a chi ha avuto gonfiore allo scroto per l’esposizione troppo lunga e frammentata.
Fortunatamente a risollevare gli animi c’è stato il Sermone della Domenica tenuto da Daniele Donin che ha infiammato la platea con la sua narrazione esagerata e divertente, a tratti schizofrenicamente teatrale. Sullo sfondo di immagini random dalle sue esperienze, Daniele ha tenuto un discorso che spaziava dalla filosofia del viaggio a quella esistenziale passando per una critica al consumismo che ha scatenato una discreta polemica, alternando il ritmo tra gag e sproloqui con letture dal suo libro che, ci tiene a precisare, non è in vendita perché se la moto gli regala emozioni, allora è giusto che lui queste emozioni le trasmetta gratis. A metà tra Pepe Mujica e Ernest Henry Shackleton, Donin racconta il suo modo di affrontare la strada fino al Pamir in tre settimane, le botte di fortuna e la sfiga, gestite anche grazie alla sua forma mentis da militare professionista che fortunamtamente non intacca la sua visione del Mondo e dell’Umanità. Decisamente il Numero Uno di quest’edizione.
Tante donne al Travellers Camp
La cosa che ho notato è stata la forte presenza femminile: forse perché si parla di viaggi o perché, di fatto, il Travellers Camp non è un motoraduno, in molte sono arrivate con la propria moto o come passeggere. Se sia un segno dei tempi che cambiano non lo so dire ma mi sento di affermare che quando si parla di perdersi per il mondo le signore ci sono e si entusiasmano pure. Il meteo ci ha graziati venerdì e sabato prendendosi la rivincita di domenica, costringendoci a mangiare al chiuso, nell’ex granaio che ora ospita la sala da pranzo del ristorante. Andiamo via tra abbracci e pacche sulle spalle sotto la pioggia mentre le Stelle, che sono riuscite a recuperare un po’ di benzina, stanno facendo sganasciare Evan Tedeschi e sua moglie Daniela che li stanno intervistando. Avremo modo di vedere la loro intervista e quelle degli altri relatori su Il 6% che va in moto tutto l’anno, una pagina che consiglio di tenere d’occhio perché fa parte di un progetto molto interessante.
A giudicare dal magone generale che serpeggia nell’aria, l’unico difetto di quest’evento è che dura troppo poco e già c’è chi chiede almeno un altro appuntamento durante l’anno. Magari, ma sto già immaginando un bel dito medio da parte degli organizzatori.
Vabbò io la chiudo qui, ché come sempre ho parlato assai. Però prima voglio ringraziare Donato Nicoletti e Alessandro Forni per aver messo in piedi e mandato avanti in maniera impeccabile questo circo di strani soggetti. Grazie a chi mi ha passato un sorso di vino, un bicchiere di birra, grazie ai siculi arrivati col marsala e i dolci alle mandorle e quel maledetto Amaro di Torino che per fortuna non ho bevuto, a Salvatore Aleo e Gisella Costa venuti dalla Trinacria con bebè a seguito. Grazie al Wizz che abbiamo fatto impazzire con le foto in console. Grazie a Chama e Diego che hanno rinunciato a venire in moto per darci un passaggio in auto.
E soprattutto grazie a tutti quelli che sono venuti ad ascoltare questa manica di scoppiati a due ruote, dandoci la conferma che tutto sommato non è fiato sprecato raccontare la propria storia.