Se credete che stiamo vivendo in uno stato d’estasi, proiettati con la mente a terre lontane e paesaggi sconfinati, siete fuori strada di brutto. Per ora abbiamo sulla pelle i gas del traffico di Roma, che abbiamo respirato spostandoci da un’ambasciata al meccanico, da Decathlon al ferramenta. La preparazione di un viaggio, almeno di questo viaggio, è quanto di più lontano dalla poesia si possa immaginare. Si inizia a vedere un po’ di luce in fondo al tunnel. Ma cazzo quant’è lungo sto tunnel!
Hai preso la decisione di partire, ti sei licenziato, hai emesso il fatturone che dovrebbe coprirti per un anno, hai discusso col meccanico tutti i lavori da fare, ti sei fatta un’idea dell’attrezzatura che ti serve. Pensi che da quel momento in poi niente e nessuno ti potrà fermare. Nel frattempo la signora, con una botta di culo epocale, ottiene ruolo e aspettativa in un colpo solo. È entusiasta della partenza. Ancora di più niente e nessuno ci potrà fermare. E invece, dopo un paio di mesi di preparativi, saluti, traslochi e quant’altro, arriviamo ad agosto senza essere davvero ancora pronti e discretamente straniti da tutto ciò.
Preparazione giro del mondo in moto: l’antitesi della poesia.
Appena metti mano alla moto, questa si ribella e comincia a tirar fuori cose mai viste e sentite prima. Sofia, la moto, ha 75mila chilometri. Ho cambiato tutti i dischi frizione, il cavo frizione, pompa dell’acqua, distribuzione, catena-corona-pignone, aggiunto barra paramotore, revisionato mono e forcella. Il tutto non senza smadonnamenti dovuti al fatto che se tocchi una cosa, necessariamente ne devi toccare un’altra. Oltre ai pezzi sistematicamente arrivati sempre all’ultimo minuto.
I vaccini fatti in tre settimane sono stati devastanti, epatite B e febbre gialla su tutti. I visti per Pakistan e Iran mi hanno spiazzato, perchè hanno validità dal momento in cui vengono emessi: pensi di muoverti in anticipo per fare meglio e invece fai peggio perchè è troppo presto. Fino a un paio di settimane fa l’unica cosa certa era che, se avessi avuto bisogno di una guida per l’Asia, avrei senza dubbio ingaggiato e pagato Donato Nicoletti, che conosce quelle terre quasi come le sue tasche. Senza di lui sarebbe stato molto più difficile entrare nell’ottica della burocrazia degli stati canaglia, Pakistan in particolare. Alla fine sborsando una discreta cifra tra lettere d’invito e procedure d’urgenza per dimezzare i tempi, il visto pakistano mi è stato consegnato in tutto il suo splendore dal funzionario sorridente. Lo stesso a cui una settimana prima ho dovuto prospettare tutto un altro viaggio, inventato sul momento per ovviare alle restrizioni sulle modalità d’ingresso.
La lettera d’invito iraniana mi è stata comunicata con tre giorni di ritardo. Andammo al consolato in via Nomentana il giorno della partenza da Roma, convinti di dover rompere le palle a qualcuno per ritirarlo in pieno agosto. Invece il funzionario, con la sua faccia persianamente sorniona e complice ci ha detto sottovoce “Va bene, passate alle 12.30”. Ovviamente Peppina aveva parlato di difficoltà, pendolarismo e catastrofi naturali. Ovviamente abbiamo pagato un sovrapprezzo per l’urgenza. Ma all’uscita da lì ci sentivamo pronti ad andarci a piedi in Iran. La cosa più liscia è stata il carnet de passage, prodotto dall’ACI in tre giorni.
Il periodo peggiore per comprare attrezzatura online
I venditori on line si incartano con gli ordini e io più di loro, colto dall’ansia della consegna fuori termine, mandando raffiche di email fin quando non spediscono ‘sti pacchi per disperazione e sfinimento. Allo stato attuale stiamo aspettando i paraschiena, trovati ieri da Peppina a prezzo ragionevole presso un disponibilissimo venditore di Monza, dopo che ho sbagliato l’ordine da un venditore crucco. Il fornello a benzina dovrebbe arrivare anche lui in tempo utile.Arrivate le camere d’aria, ordinati regolatore di tensione e cavi acceleratore che dimenticammo di cambiare in officina: alla fine di tutto il lavoro, Gianni di Motobusiness mi guardò dicendo:
–” Antò… amo fatt’a cazzata. Se semo dimenticati er cavo d’acceleratore. E mò?”
–“E mò m’u portu pè ricambiu. Ca a smuntara tutt’è nu burdellu”
Ci sarà da ridere quando si staccherà in un punto imprecisato dell’Asia Meridionale. Ma ci sarà più gusto a bestemmiare.
Il pagamento del fatturone non arriva ancora, procrastinato di settimana in settimana: la macchina del Capitale continua a spingere il suo cetriolo anche quando sei uscito dall’orto. Chi mi deve pagare non viene pagato e non ha margine in banca. Per cui gli stati d’animo ondeggiano pericolosamente da momenti di insana eccitazione e certezza di mandare affanculo tutto, a momenti di sconforto nero in cui la macchina ti guarda e ti dice “Cazzone, dove credi di andare?”
Partiamo con attrezzatura minima da campeggio che useremo spesso. Ho qualche dubbio sulla tenda da usare: Peppina ci tiene a partire con la sua T2 ultralight da 3 posti, ormai vecchiotta di qualche anno. Io preferirei partire con la Quickhicker, nuova e fatta con materiali migliori ma da due posti (altro acquisto mio fatto a capocchia). E sono 30 cm in meno che possono fare la differenza, che già la sella è piccola e abbiamo lo scazzo facile. Per il resto tre pantaloni, maglie termiche, magliette, poco intimo. Tanto possiamo lavare quando vogliamo.
Poca roba ma quanto basta per essere carichi come muli. Ho fatto una mezza prova di carico e già, per telefono, Madame ha detto che non è d’accordo sulla disposizione dei bagagli. Lo spettro di un antico conflitto si riaffaccia minaccioso. La telefonata si conclude con un “Hai rotto le palle!” d’ordinanza. Che ci volete fare…. è il nostro modo di volerci bene!
Preparazione giro del mondo in moto. Niente sponsor, tanti sostenitori.
Non abbiamo un budget molto alto e neanche uno sponsor. In parte perché ci siamo mossi tardi, in parte perché vorremmo essere liberi da vincoli: è il primo viaggio con l’impegno di scrivere su un blog e per una rivista e già vale tanto. Però c’è gente che ci vuole bene e ci stanno arrivando piccoli grandi regali che strappano un sorriso e una fitta al cuore.
Leonardo Colombo ha voluto farci dono di un power bank a celle solari sfrontatamente made in China, arrivato due giorni fa insieme a una lettera che mi ha commoziato assai. E ha commoziato anche mio padre. L’aggeggio in se non ha neanche un quarto della potenza dichiarata, ma sotto il sole è una centrale termonucleare e carica il telefono in presa diretta. Sarà il nostro compagno di smadonnamenti energetici e ci ricorderà che qui qualcuno ci stima e ci pensa con affetto. Mi ha contattato tale Mattia Amich, motociclista e alpinista che ad Asti produce piastre portapacchi in alluminio. Ha letto le mie storie e segue questo blog. E sarebbe contento di regalarci una sua creazione da portare in giro per il mondo. E noi siamo contenti sia dell’ incoraggiamento, sia del pezzo in se che pare fatto davvero bene. Appena arriva vi farò vedere qualche foto. Christian Rizzo, amico motociclista e terrone salentino, alla festa di addio a Roma ci ha regalato una bustarella con quanto basta per spingerci per qualche centinaio di chilometri. Si è scusato per il gesto da vecchia zia meridionale, ma me lo sono abbracciato e spupazzato tutto per la contentezza.
Se avremo problemi economici vedremo come fare: esiste sempre quella cosa che si chiama lavoro e che dovrebbe nobilitare l’uomo (ma tutta ‘sta nobilitazione io non l’ho mai vista a dire il vero). Quindi tranquilli: non vi chiederemo di regalarci un pieno o un pasto con VISA o PayPal. È una scelta nostra quella di stare in difficoltà dall’altra parte del mondo come è vostra quella di stare in difficoltà col mutuo: ci sembrerebbe assurdo chiedervi dei soldi per farci fare i cazzoni in tournée. Che a ‘sto punto sarebbe lecito che vi apriste un blog con la sezione “Aiuta Ciccio, pagagli una rata con PayPal”. Non sarebbe serio, così come non sarebbe serio per dei quarantenni chiedere aiuto per un viaggio. Anche perchè poi al ritorno potreste chiederceli indietro per il vostro mutuo e sarebbe spiacevole dire di no.
Se però vorrete aiutarci condividete il più possibile i post di questo blog. In questo modo ci offrirete un caffè o mezzo litro di benzina senza tirar fuori una lira, noi ci sentiremo amati e voi sentirete di aver fatto qualcosa di buono. E il mutuo vi peserà di meno. Oppure potete regalare a tutto spiano “Questa non è un Guida” ai vostri amici.
Alla fine di tutto ‘sto pippone, la sostanza è che mi sento alquanto confuso. Se penso a cosa stiamo per fare sento un tuffo al cuore e un sorrisetto antipatico mi si stampa in faccia. Ma sta capitando troppo poco spesso. Il fatto è che quando sei concentrato a fare le cose singole e fastidiose, come compilare un modulo che ti chiede nazionalità e religione, o scegliere un materassino autogonfiante in base ai 5 mm di differenza dall’altro, perdi per forza di vista l’obiettivo. Te lo dimentichi, semplicemente. È come la storia del muratore di Notre Dame che accatastava una fila di mattoni sull’altra, dimenticandosi di stare costruendo una meraviglia di cattedrale.
Ce lo ricordiamo quando diciamo agli altri la nostra intenzione, leggendo le più svariate reazioni nei loro volti. Qualcuno sorride, altri si perdono con lo sguardo nel vuoto, qualcuno trattiene a stento la fitta di disperazione che gli attraversa il petto, mentre pensa che forse potrebbe anche lui fuggire da quelle quattro mura dove si è costretto. Ce lo ricordate voi che leggete queste pagine, dandomi la conferma che forse non è una perdita di tempo raccontarvi tutta questa storia. Spero.
E la poesia ricominceremo a sentirla di nuovo appena riusciremo a salire su ‘sta cazzo di sella, dopo i primi 100 km in direzione Slovenia, forse dalle parti di Trieste. O forse più in là, al primo richiamo alla preghiera di un qualunque muezzin di un qualunque villaggio turco o bosniaco.
Senza dubbio, però, mi sentirò molto più ispirato appena vedrò tra le email quella con l’oggetto “ricevuta bonifico saldo fattura”.
Che mio padre dice sempre: “Panza china canta, non cammisa ianca”